Trieste, 1 agosto 2017
Nel viaggio di ritorno, e dopo la riuscita salita della Croda Ultima del Leone, cicola e ciacola l’avremmo messa senz’altro in programma; e per la più difficile via di Celso Gilberti e Giovanni Granzotto, e contando sulla relazione riportata da Sergio De Infanti nel suo ottimo Libro Guida “Dalle Ferrate al 6° Grado”.
Panoramica del Gruppo con il Creton di Culzei 2458 m, e Lastron di Culzei 2450 m.
Solo che quella mattina il cielo stava coprendosi di nuvole bianche che non portano pioggia; ma potrebbero intanfanare la Montagna rendendo tutto più difficile.
Panoramica con la Forca dell’Alpino m2302.
Panoramica della nostra meta da toccarla con mano.
La parete Sud Est del Creton di Clap Grande ripresa con il teleobiettivo.
Il Creton di Clap Grande 2487 m, la Forca di Clap Grande m 2230, e il Torrione di Pradibosco 2439 m.
Così, e dopo le fotografie, puntammo alla parete per il percorso conosciuto perché l’attacco della via in programma, metro più metro meno è lo stesso dell’altra volta; solo che questo poi volge a destra.
Sì; non era stato un bell’approccio per la friabilità della roccia; e prestando attenzione per non mancare l’attacco della salita.
Solo che la verticale parete era anche friabile; e dovemmo aggirarla fini a trovare un canale a rampa chiuso da un tetto che invitava a salirlo. Sì, e no, ma non c’era altro; e via.
Una volta sotto il tetto traversai a destra, e dove meno di mezzo metro sotto iniziava una cengia. Sì; e nel traverso per poi rimontarla sotto il tetto c’era un chiodo.
Solo il tempo per il moschettone, passare la corda e continuai per la parete fino a trovare il terrazzino per far sicura: – Armando vien; e sta tento.
Solo che l’invito valeva anche per me perché sullo slancio proseguì dritto sul difficile; e poi scendere a destra in un canalino a far terrazzino provvisorio; e sollecitandolo a raggiungermi.
Sì; ma prima di raggiungermi scattò la fotografia della situazione.
Una volta riuniti scesi sulla base quasi piatta della parete, e per questa fino sotto la parete a rampa che continua la base piatta percorsa.
Sì; e una volta riuniti anche decidemmo di continuare la salita quella stessa parete delimitata da uno stretto canale camino; e che ci sembrò la più facile.
Intanto la nebbia stava lentamente alzandosi; e consentendoci di vedere per dove continuare la salita.
Sì; e si alzò quel tanto per farci vedere per dove uscire dalla parete.
Così anche per dove valicare il canale per poi affrontarla.
L’uscita dalla parete mentre torna a calare la nebbia; e sottostanti il tratto finale della Montagna a noi sconosciuto.
Fortuna volle che prima di essere avvolta dalla nebbia scendente, vedessimo il canale che scende dall’intaglio che ci permetterà di salirla.
Così, e senza darci furia rimontammo il ripido pendio di sfasciumi aggirando e o affrontando brevi salti di parete fino sotto il camino difficile per far terrazzino; e forse già chiodato.
Sì, e da dove Armando scattò la fotografia che ben evidenzia il pendio di sfasciumi, e il rilievo prima raggiunto.
Ci restava solo il tratto difficile della salita.
Attaccai la parete, e a seguire il camino in arrampicata preferito alla spaccata fino al chiodo.
Solo il tempo per agganciare il moschettone e passare la corda e ripresi l’arrampicata fino a trovare la possibilità di far terrazzino per assicurare la salita d’Armando che preferì superare il camino in spaccata.
Non così nella la successiva lunghezza; e più sopra, e condizionati dalla nebbia seguimmo man mano la via più evidente, e fino ad uscire sul pianoro inclinato della Montagna; senza nuvole e nebbie.
Sì; e da dove l’amico approfittò per fotografe la Cima del Creton di Culzei.
Così anche sull’opposto versante nella nuvolaglia, e con il teleobiettivo, il Creton di Clap Grande e il Creton di Clap Piccolo.
Non più in cordata, seguimmo la traccia che scorreva con qualche bollo rosso verso il rialzo roccioso finale.
Prima però ancora una pausa per accontentare l’amico.
Sì; e senza darci furia fino in Cima: 3 luglio 1982.
Poi non mi ricordo il motivo; ma questa fotografia è stata l’ultima scattata dall’amico in quella giornata.
La presenza della Croce mi suggerì le due immagini verso Ovest e verso Est.
Si stava bene lassù; e a ricordarcelo la fotografia in merito.
Nella discesa seguimmo attentamente la traccia di sentiero con qualche bollo rosso fino in un canale ingombro di detriti instabili?
Niente; e non vedendo altri bolli scendemmo a vista un poco per de qua e un poco per de la per poi continuare in un canalino anche se la sotto era evidente il vuoto.
Noi lo seguimmo con la speranza… Sì; e prima del salto il canalino volge a sinistra scendendo obliquo la parete verticale fino alla sua base detritica con evidente calpestio.