Trieste, 1 aprile 2017
Pale del Laris
Il Torrione Est e la Cima Principale 1906 m IGM
In quella stagione, e nell’attesa del prossimo pensionamento limitai la mia attività alpinistica; ma non gli allenamenti nella Palestra della Napoleonica per essere preparato al mio tentativo alla Pala del Laris, e quando programmai la sua salita ero ben caricato.
Sì; e per lo stesso percorso trovato, ma questa volta traverserò il prato erboso sul limite per poi scendere nel canalone sconosciuto.
Così quella mattina, e anche se l’erba del prato ormai volgeva al giallo, preferì aggirarlo, e oltre, e tra i massi, scesi nel canalone sconosciuto, e ancora nell’ombra scura, e sovrastato da minacciose pareti.
Giusto il tempo per abituare gli occhi alla nuova luce, e iniziai a rimontarlo ben presto ingombro di massi di tutte le dimensioni e forme di roccia levigata.
Pertanto salita a vista, e se del caso anche calcolati passaggi difficili; e lo stesso sugli ultimi massi anche se sul lato esterno era più facile.
Man mano in canalone poggia allargandosi cosparso di radi massi, e cosi fino a riprendere a salire assottigliandosi, e con le alte pareti verticali interne percorse a varia distanza da camini o canali ingombri di massi; e ogni camino o canale con i massi differenti di forme e volumi.
Sì; e così fino a dover uscire dal canale verso valle per poi rientrare dove i massi sono coperti da ghiaie e detriti che lo livellano.
Il tempo per fotografare quanto fatto, e ripresi a percorrere quell’inaspettato regalo anche perché portava verso rocce facili.
Sì, e di buon passo, e fino oltre un arrotondato spigolo dove inizia un altro canale, e che stavo per superarlo.
Così lo rimontai fino a vedere la parete con l’intaglio tanto cercato.
Solo il tempo per accertarmi, e via veloce ancora incredulo.
Una volta sull’altro versate, e prima di pensare alla salita della Cima, ancora alcuni scatti per ricordare il momento tanto atteso; e via e per l’ultimo tratto del canale.
Ancora pochi passi; e di fronte avevo un ghiaione in salita quasi circolare, e delimitato da basse pareti. Solo che questo era in parte coperto da vegetazione varia dove si evidenziavano nel verde le bianche colate di sfasciumi, i massi di tutte le dimensioni e le basse pareti in rovina.
- Orpo! Sì, perché dovevo rimontarlo.
Poi guardandolo meglio notai che i mughi e gli arbusti erano concentrati verso il centro, e pertanto mi conveniva aggirarlo sui bordi; e per quello alla mia destra più erboso. Sì; e anche veloce da congratularmi per la scelta perché prendevo quota senza fatica.
Pareva fatta; invece più avanti, e alla vista della parte alta del pianoro più ripida e infestata dai mughi tutto cambiò.
Niente; salirò la parte ripida, e sarà quel che sarà.
Sarà che arrivai ai mughi; e oltre che coprivano il pianoro s’accesso alla Pala del Laris.
Ero stanco e un poco deluso; e decisi per la sosta ritemprante.
Cosi anche fotografai la Creta Grauzaria.
Arrivò anche il momento per decidere la salita; e osservando nuovamente la mugheta con calma vidi per dove superarla; e con pazienza stando in quota e spezzando qualche ramo, raggiunsi l’unico masso di roccia bianca.
Era la giornata giusta perché anche finiva anche la mugheta; e quel masso sarà anche un ottimo punto di riferimento in discesa.
- Xe fata! Restava ancora di salire il ripido pendio erboso e ghiaioso per poi raggiungere il canale di lato, e puntare la base della parete finale.
Solo che sulla Creta c’erano altre strutture rocciose per confondermi; e via.
Più avanti e prendendo quota individuai la struttura della Cima, e già cercavo per dove salirla.
Solo che in controluce, e staccato dalla parete, c’era un Torrione; e che potrebbe essere mai salito? Sì; e gli promisi di salirlo dopo la Cima Principale.
Poi la solita vocina mi avvisò il pericolo di dimenticarmi l’impegno; e non mi restò che deviare a sinistra e raggiungere lo spacco divisorio.
Spettacolo per spettacolo anche perché lo spacco è una Forcella con un canale che scendeva ripido nell’ignoto; ma oltre, e traversando sotto la parete per lo slargo detritico avrei accesso alla stretta parete lavorata a rampa del Torrione.
Sì e no; e con attenzione traversai il mobile detrito alla base della parete per entrare nella larga fessura che mi facilitò quel tratto di salita; poi a vista e con più difficoltà fino in Cima: 9 ottobre 1995.
Verso la Cima della Pala del Laris.
Una volta sceso alla Forcella ancora uno scatto verso Sud con il sottostante solco della Val Glagnò.
Poi dalla Forcella, e per non perdere quota, traversai la parete con attenzione fino a trovare per dove salire sulla Cima Principale delle Pale del Laris: 9 ottobre 1995.
Certo che intorno non mancavano Montagne da fotografare; ma non mi andava di selezionarle, e così…
La Creta Grauzaria 2065 m e Cima dei Giai 1916 m IGM.
Verso le Alpi Carniche e Alpi Giulie
Il panorama completo delle Crete di Palasecca e Palavierte; e in controluce la quasi sconosciuta diramazione Est con il Cuel Mauron 1814 m IGM dove risaltano altre quote e alcune senza nome, e forse da salire.
Il Pra di Lunze nei colori autunnali.
La parte bassa della Val Glagnò.
Il versante già nell’ombra che dovrò percorrere nella lunga discesa.
Sì; e con cautela perché a tratti la roccia era friabile, e così fino alla base della parete, e da dove preferì scendere quasi di corsa per i rivoli di sfasciumi, e per un buon tratto.
Alt, e ferma tutto; e giusto in tempo perché in quel momento mi ricordai, e voltandomi verso la Montagna appena salita, che mi ero impegnato d’andare a vedere il corto appiattimento erboso sullo spigolo, quasi una spalla, e che mi sembrava promettere.
Solo che ero sceso troppo; e dopo un sì e no e no e sì, puntai in quella direzione, e quasi di corsa perché in quella stagione le ore di luce sono diminuite; e via in salita. Raggiuntolo, e oltre un ripido pendio erboso, iniziava un altro con una corta cresta rocciosa.
Non persi altro tempo; e via in traverso per non perdere quota, e con attenzione, e fino sull’opposto crinale.
- Orpo! Sì perché da questo iniziava un’invitante cengia, e mentre io non avevo tempo.
- Vado o non vado? Sì; e ricupererò il tempo nella discesa.
Così continuai a percorrerla ancora per un buon tratto, e fino a capire che non avrebbe scopo visto la mancanza di tempo, tanto tornerò, e via di corsa e in salita.
La prima parte del ritorno fatto di corsa non ha lasciato ricordi, e così fino all’inizio della mugheta già nell’ombra scura, e che cercavo il masso bianco per poi trovare e seguire i rami spezzati. Un brutto momento; ma lo trovai. Solo che per far presto la traversai senza cercarli, anche perché poco visibili nell’ombra scura, e fino e oltre sul bianco ghiaione.
Il tempo di riordinare i ricordi, e anche per sveltire la discesa decisi di scenderlo per l’altro lato; forse più ripido e con pochi mughi, e al termine con un traverso raggiunsi il canale d’entrata. –Xe fata!
Non ci sono altri ricordi fino nel canalone, e dove, e anche se impegnato a scenderlo, temevo d’essere sorpreso dall’oscurità, e per un attimo già stavo valutando di tentare la possibile discesa verso la Torre di Pra Daneit.
Niente; e continuai la discesa per il canalone aggirando i massi difficili sul bordo esterno del canalone, e con la speranza di non essere sorpreso dall’oscurità.
Sì; e la discesa fatta come propostomi riuscì veloce anche perché illuminata dalla luce del sole prossimo al tramonto; e anche a riuscire a vedere nell’interno dei canali e camini che solcano le pareti verticali, l’ingombro di massi, e uno differente dall’altro che rallentavano la mia discesa.
Intanto ero arrivato sul largo tratto poggiato; e dove sulle successive pareti non c’è quella particolarità raccontata.
Così, e per non perdere altro tempo preferì scendere per il facile bordo esterno sul delta detritico; e aggirando i rari massi sparsi. Poi a seguire il letto ghiaioso dove incrociai il sentiero conosciuto.
Solo che l’amico Armando mi è venuto in aiuto con la fotografia scattata dalla Cima del Monte Sernio per una migliore lettura.