Trieste 1 gennaio 2017
Sì; perché in quelli anni di fine 1950 e inizio 1960, questa Montagna era stata la più frequentata dai noi Grezi; ed i ripetuti racconti avventurosi raccontati nelle sere in Sede da quelli che c’erano stati, alimentavano il desiderio di salirla; e tanto che qualcuno le dedicò una canzone, un paio di strofe, sull’aria della conosciuta “La Paganella”.
Solo che quella volta all’ultimo momento Guido m’informò per telefono che verrà anche l’amico Ennio Codermatz; e cicola e ciacola calcolando che in tre andremmo in salita a forbice con tiri di 20 metri, correremo il rischio di far tardi.
- Orpo! Niente; allora andremo a bivaccare in qualche fienile di Grauzaria; ad Ennio che partirà prima con la sua motocicletta, il compito di trovarlo.
Così finalmente Guido chiuse la Drogheria che il sole era prossimo al tramonto.
Solo il tempo per sistemare i nostri sacchi con il materiale d’arrampicata sul portapacchi, e via.
Avevamo già passato il paese di Tricesimo (UD), e nell’oscurità Guido fermò la motocicletta alla vista della paletta. Sì, erano due giovani Carabinieri che vollero solo sapere dove andavamo, e il contenuto dei nostri due sacchi legati sul portapacchi.
Lui poi raccontò anche del nostro pernottamento nel paese di Grauzaria per trascorrere la notte in qualche fienile; e la corda per la salita in programma.
I due sorpresi e dispiaciuti per averci fermato. – Sì, ma con questo freddo.
Pronti per partire quello con la paletta rallentò il traffico; e tante grazie.
Ennio ci aspettava davanti l’osteria già chiusa; sì, e aveva trovato il fienile.
Solo il tempo di sistemare la motocicletta a fianco dell’altra, e lo seguimmo nel paese e dove un poco per de qua e un poco per de la c’era il fienile illuminato ed il titolare con la solita avvertenza di non accendere fuochi: e buona notte.
La mattina, e già con il sole, seguimmo la stradina dell’Acquedotto come da relazione, e fino a vedere a destra il rilievo roccioso caratterizzato da 4 camini.
Ancora una sbirciatina alla relazione, ed iniziammo a salire a mezza costa il pendio erboso ghiaioso, ma senza raggiungere il rilievo.
La sopra il ripido pendio erboso era senza traccia di sentiero, ma poggiava ancora per un tratto, e fino a riprendere ripido e detritico dove ognuno cercava il suo percorso.
Così un poco per de qua e un poco per de la e cercando i punti migliori, dopo circa quattro orette, e ognuno per conto suo, ci riunimmo alla base della parete; e rivolti a questa per individuare il tratto di III+.
Lo trovammo perché nel ricordo sono già alto sulla parete, e sottostante un leggero strapiombo, e che traversandolo cercavo il chiodo già infisso per superare l’unico passaggio difficile della via.Sì; e trovatolo, e una volta la sotto, passai per l’anello il cordino con il moschettone per far terrazzino; e la sotto anche ci riunimmo.
- Tien ben che vado. Non trovai difficoltà a superarlo, e con due innalzamenti ero sopra.
Non era stato il babau temuto; e trovato un terrazzino assicurandoli a loro volta.
La sopra non trovammo altre difficoltà perché con il ricordo siamo già sull’Anticima Sud-Est: 16 settembre 1962, Guido Canciani. Ennio Codermatz e Tullio Ogrisi.
Solo che per la maggioranza quanto fatto poteva bastare, anche perché la discesa per la Direttissima c’era sconosciuta… ed eravamo in tre con il rischio di far tardi.
Sarà andata così perché il ricordo riprende mentre stiamo scendendo per il tratto delle “fessurette”, e che io sullo slancio ero sceso troppo trovandomi in difficoltà.
Così diedi voce ai due di traversare, e aspettando la risposta.
- Sì; avevano trovato il buco della relazione, e scenderanno per quello.
Perso per perso continuai il traverso fino raggiungere i due che mi aspettavano sulla giusta via; e che poi assicurai a spalla la loro discesa uno per volta sulla difficile parete finale.
Poi come per l’approccio, così ognuno scelse la sua discesa.
Qualche anno dopo… sulla Cima della Grauzaria e per la Direttissima.
Così dalla mia prima volta, l’approccio alla parete è conveniente farlo dai Pascoli di Flop favoriti per il posteggio sottostante; e a seguire il sentiero tracciato sul vecchio percorso per la Forcella Quadrata, e il Campanile Medace e per il Gran Circo alla base delle Pareti.
La Cima della Sfinge 1754 m, e l’ambita parete Nord con il suo spigolo
La parete Nord della Cima Nord-Est 1820 m IGM
Il Campanile Medace 1586 m IGM
Le pareti Sud Ovest; e dove sulla Sud al sole è evidente la non facile via normale.
Solo che prima noi seguimmo una vaga traccia subito in salita e sottostante la parete a rampa della Cima Nord-Est.
La sua caratteristica Cresta e lo Spigolo precipite sui pascoli di Flop.
Queste pause fotografiche servivano anche per prender fiato, e fino al livellarsi della traccia sotto pareti difficili; ma non a ricordare quella che sali con gli amici nel 1962, come sopra raccontato.
Solo che non perdemmo altro tempo perché ormai eravamo prossimi all’attacco della Direttissima.
Il tracciato della salita ed evidenziato il passaggio del masso incastrato
Sul tratto di parete sottostante, e ben visibile il masso incastrato
Sculture rocciose della Grauzaria
L’amico Armando sulla parete che precede l’entrata della caverna
Solo che il tratto successivo sarà stato facile perché non ha lasciato ricordi.
Dalla caverna le sculture rocciose
Armando in uscita dal foro dopo il passaggio interno del masso.
Il passaggio in traversata delle “fessurette”; e poi fino ad incrociare un corto camino ben presto colatoio che seguimmo fino a montare su una cresta.
- Orpo! Sì; ma per lo spettacolo sottostante della Cresta dei Campanili Sud, e dove risalta il Campanile Cantoni anche se la Cima è stata mozzata dal terremoto.
La Val Aupa e il paese di Grauzaria
Man mano progredendo la cresta poggia a placca racchiusa tra pareti.
Per guadagnare tempo decidemmo di procedere alternati anche se le pareti esterne e con la poca luce per la nebbia non erano il massimo; e così fino a che raggiungemmo un pianoro di sfasciumi sottostante alcune Cime.
Solo che non prestai attenzione alle indicazioni dell’amico perché impegnato a cercare il percorso per proseguire; e via.
La frastagliata Cresta Est, la Val Aupa e il paese di Bevorchians
Così proseguimmo verso Nord prendendo quota, e con alcuni saliscendi per passare anche per le Anticime degli avancorpi importanti.
Sull’ultimo quotato 2023 m, e mentre valutavamo per dove salire la Cima Principale, Armando mi corresse perché quella di fronte era l’anticima Sud-Est 2045 m; e tutto questo perché con quella scarsa luce non risaltava la statua della Madonna sull’altra.
Lo stesso rimontammo la parete dell’Anticima Sud-Est tenendoci sullo spigolo, e anche premiati perché l’amico non se l’aspettava di fotografare la Cresta Est.
Trovato conveniente si traversò il canale innevato, e dall’altra parte con attenzione rimontammo quelle rocce friabili la Cima Principale 2065 m: 22 maggio 1982.
Solo che lassù faceva anche freddo e senza vedere niente; e probabilmente non mettemmo niente nello stomaco per non perdere tempo.
Così, e senza cicola e ciacola, ma d’accordo, iniziammo la discesa conosciuta.