Trieste, 1 maggio 2016
La Croda Rossa di Sesto 2965 m
In quelli anni, e nel mese di settembre, prendevo un periodo di Ferie per portare la mia famiglia ad ossigenarsi in Montagna prima dell’inizio dell’anno scolastico, e nel paese di Sappada m 1217 (Cadore), e dove in gioventù ero stato e più volte in Colonia.
Solo che cicola e ciacola in Ufficio con gli amici de Croda, l’amico Mario Grio mi chiese di organizzare in quei giorni una Gita, e che sarebbe venuto anche suo fratello Luciano.
Lo stesso anche per l’amico Armando Cossutta con la moglie Rosanna; e così….
La Croda Rossa di Sesto
La Strada Statale che attraversa Sappada porta anche al Passo di Montecroce Comelico m 1636, e dominato dalla Croda Rossa di Sesto.
Sì, perché sulla nostra Rivista Le Alpi Venete, avevo letto che un canalone sul versante Est, già utilizzato dagli Alpini nella Grande Guerra, e stato attrezzato con cavi e dedicato all’alpinista del Comelico Mario Zandonella caduto sul Monte Pelmo.(vedi blog 1 febbraio 2009).
Solo che per la discesa programmai il meno impegnativo percorso per il Passo; ed al bivio giusto prendere quello per il Rifugio di partenza.
Per loro tutto OK; bastava solo andar in Gita.
Così noi a Sappada, e prima dell’impegno, passammo le giornate raccogliendo funghi, mirtilli con lunghe camminate, e tanto che Heydi decise di venire e con i figli ormai ben allenati fino in Rifugio.
Noi per non darci furia al primo pomeriggio posteggiammo la Fiat 127 nei pressi del Rifugio Italo Lunelli m 1568, e dove inizia la mulattiera per il Rifugio A. Berti m 1950 scelto per il pernottamento.
Così anche presentai la mia famiglia alla gestrice signora Pina moglie del Beppe Martini, Guida e gestore del Rifugio A. Berti in quel momento per le sue; e via senza darci furia ad imboccare la mulattiera.
Sì, era la fine della stagione, e d’alpinisti o turisti c’erano pochi lì intorno, e i primi che incontrammo scendevano dal Berti anche perché il tempo non era il massimo.
Intanto anche se lentamente erano terminati i tornanti d’approccio per il dosso erboso, e dove la mulattiera continua sulla parete rocciosa che racchiude il Vallon Popera lavorata a tornanti e mantenendo la pendenza costante.
Solo che l’acqua del Vallon che scende da più sbocchi si riversa abbondante lungo la parete tagliando mulattiera in più punti, e sempre ben accettata.
Non così quando è dirompente e la danneggia tanto da richiedere continue manutenzioni.
Poi sempre più lentamente, e tornante dopo tornante, arrivammo al Rifugio Antonio Berti.
In quel momento, e approfittando sull’inaspettata schiarita, ripresi la famiglia e sullo sfondo il Passa della Sentinella. Poi entrammo in Rifugio per avvertire i gestori anche dell’arrivo dei nostri amici e per la possibilità del pernottamento.
Solo che in quel momento trovammo i figli del Beppe Martini ancora ragazzi che non conoscevo o ricordavo, e qualche aiutante più adulto. Sì, e loro ci guardavano perché avvisati dalla mamma del nostro arrivo.
Niente; il Rifugio era quasi vuoto e non c’era il pericolo per il dormire.
Così rassicurati e dopo un ristoro, uscimmo all’aperto nell’attesa degli amici; e fotografare i figli sul masso nei pressi del Rifugio.
Non mi ricordo poi chi furono i primi ad arrivare ormai al crepuscolo; ma sì a breve distanza di tempo; e l’amico Mario aveva anche portato il figlio maggiore Paolo.
Niente; noi cinque dormiremo nella sala grande e Heydi con i figli in una cameretta.
Pareva fatta; e invece anche i figli vollero dormire nella stanza grande.
Restava ancora la cena in sana allegria.
Il Passo della Sentinella, la Croda Rossa di Sesto con il tracciato della Ferrata
Non era una bella mattina con il cielo velato da inconsistente nuvolosità trovata il giorno del nostro arrivo; e confidando che restasse così decidemmo per la salita.
Dal Rifugio seguimmo il sentiero, e per un tratto in leggera salita per poi traversare in quota il Vallon Popera e così e fino alla base della colata detritica del Passo della Sentinella; e dove si dipartono varie tracce per rimontarlo.
Quella mattina di fine stagione, e senza andar cercare altre, seguimmo la traccia più marcata prendendo quota, e più sopra e di lato l’incombente parete della Madonna dei Caduti sul Popera.
Il canalone Schuster-Moser; anche “omicida” per alcune scivolate mortali
Solo che noi dobbiamo volgere a destra per entrare nel canalone 2° ed il bordo del vallone si fa più ripido.
Così e con fatica fino all’entrata del canalone dove facemmo una sosta molto apprezzata.
Non da tutti perché Armando preferì tornare sui suoi passi ed oltre per fotografare i Monti che ci circondano, e spostandosi e cercando i punti migliori per scattare.
La Cima Bagni 2983 m, la bifida Cima Popera 2964 m, il Monte Popera 3046 m, la Punta Rivetti 2709 m, e il ghiacciaio pensile alla fine di stagione.
La Cima Bagni e la Cima di Padola 2623 m
I Tre Campanili di Popera; il secondo più alto quotato 2657 m
La Cima Popera 2964 m e il Monte Popera 3046 m
Il Monte Popera, la Cresta Zsigmondy 2998 m e la Punta Sud di Cima Undici 3092 m
La Punta Sud e Punta Nord di Cima Undici 2998 m
Dall’entrata del canalone 2° il Ghiacciaio pensile e gli avancorpi della Cresta Zsigmondy.
Riprendemmo la salita del canalone con fatica per il solco formatosi dal via vai degli alpinisti, e fino ad incrociare quello ingombro di massi che introduce nella parete.
Solo un tratto; e alle prime difficoltà seguimmo a destra una cengia a rampa inclinata sottostante strapiombi che richiese attenzione per la friabilità.
Alle prime difficoltà traversammo a sinistra, e forse con la sicurezza del cavo, per poi proseguire per una rampa non facile assistiti dal cavo, e puntando il restringimento del canalone.
Non fu difficile il suo superamento; ma per qualcuno se ci fosse stato il cavo…
Dalla sosta: Cima Bagni, Cima e Monte Popera, Cresta Zsigmondy, contrafforti della Cima Undici, Punta Rivetti ed il Ghiacciaio Pensile.
Riprendemmo la salita per la facile parete gradinata del canalone per uscire in uno slargo sottostante la parete verticale del Ventaglio attraversata da una cengia con tetto; e la sotto ben conservate alcune costruzioni militari; e con l’accesso diretto lavorato sulla roccia per raggiungerle.
Così, e seguito da Luciano, accelerai la mia salita per essere pronto a fotografare l’arrivo degli altri tre.
Fotografati da Armando che percorse la cengia nell’altro verso allo scopo.
Senza aspettarlo, noi seguimmo la cengia che immette nel canalino di sfasciumi di Forcella Baracca Nuova tra il Ventaglio e la Cima del Trapezio; la nostra Meta.
Valicatola scendemmo nell’altro versante dove una terrazza di sfasciumi ci facilitò l’approccio agli ultimi salti di parete e alla Croce della Cima: 17 settembre 1982; Rosanna e Armando Cossutta, Luciano e Mario Grio e Tullio Ogrisi.
La bella riuscita doveva essere ben ricordata.
Lo stesso anche per Armando il fotografo
Il tempo non era il massimo; ma era rimasto così tutto il giorno e confidando…
Un brindisi alla Croda e alla riuscita della salita
La Croda Rossa con le opere di Guerra; e retrostante la Cima Undici Punta Nord
A completare le citate Croda Rossa e Cima Undici, le Tre Cime di Lavaredo
Sullo sfondo della Val Punteria: la diramazione Ovest con il Prater
L’ultimo ristoro, e per non dimenticarse
La discesa come sempre non ha lasciato ricordi; e nei tratti esposti trovavamo l’aiuto dei cavi che risolvevano il problema; e così anche la successiva nel versante Nord-Est per prendere il sentiero in quota per il Rifugio Berti.
Solo che quel pomeriggio era senza luce e colori; e le pareti tetre e la Cime nella nuvolaglia scura; lo stesso…
Torrioni Giorgio Costa e Brukner
Quote che con l’amico Rinaldo Sturm siamo andati a conoscerle e salirle.
Vedi anche blog del 1 maggio 2010; del 1 giugno 2010 e 1 settembre 2010
L’amico Luciano e l’occasione per fotografare i miei ricordi
Una volta in Rifugio perdemmo solo il tempo per il ristoro ed i saluti ai figli del Beppi; e una volta pronti la fotografia dell’intero gruppo.
Rosanna sul ponticello sotto il Rifugio
L’ultimo sole sulla Cima Bagni c’informava che non prenderemo la pioggia.
L’ultima per Armando che ha documentato la nostra Gita. Grazie