Trieste, 1gennaio 2016
In quella stagione ero tornato all’Alpinismo dopo una pausa forzata di oltre sei mesi; e salita dopo salita guadagnando sicurezza nel percorrere le vie non facili con l’amico Armando.
Così cicola e ciacola la mettemmo in programma perché anche questa salita, e come tante altre, é stata portata a conoscenza degli alpinisti solo e grazie al prezioso lavoro impostosi dall’amico Gino Buscaini per realizzare l’attesa Nuova Guida delle Alpi Guglie.
Solo che quella mattina trovammo le Montagne intanfanade da nuvole di vapore che non portano pioggia, e con la parte bassa della vasta parete ancora pulita; e convinti che il tempo dovrebbe mantenersi così, senza perdere altro si proseguì dritti per i verdi senza passare per il Rifugio Brazzà perché non si sa mai …
La in alto l’annuvolamento non era mutato, e niente sosta per studiare la parete, e così continuammo per il sentiero della Via Normale per ancora un tratto e fino trovar conveniente a puntare dritti per un brutto ghiaione la base del prolungamento a terrazza della vasta parete?
- Orpo. La parete incombente non era il massimo, e allora traversammo la sotto verso sinistra per trovare dove iniziare la salita.
Così fino al primo spacco nella parete che seguimmo fino a rimontarlo.
Così un poco per de qua e un poco per de la e superando qualche tratto non facile arrivammo su un ripiano detritico; la cengia superiore.
L’intensità dell’annuvolamento era diminuita perché avevamo guadagnato quota o le nuvole di vapore erano scese?
Noi intanto eravamo entrati nel canalone, e per velocizzare la salita proseguimmo alternati poggiando a sinistra per non mancare poi il canalone della via di salita.
Forse che sì e forse che no; e iniziammo a rimontarlo sempre a comando alternato mentre le nuvole vaporose stavano diradando.
Solo che più avanti trovammo il canalone roccioso; mentre le nuvole s’erano diradate tanto che c’erano sopra di noi tratti del cielo azzurro.
Così procedendo potemmo vedere alcune architetture del Montasio, e la vasta parete quasi sconosciuta perché nascosta da quelle del lato opposto del canalone; e che c’invitavano a salirle.
Noi invece resistemmo alla tentazione stando sempre nel fondo del canalone che man mano si restringe?
Così, e non trovando altre possibilità di salita facile non ci restò che seguirlo tra pareti verticali scolpite dal ghiaccio e neve.
Così anche più avanti un Torrione a guardia di uno slargo gradinato che affrontammo speranzosi.
Intanto era tornata e calata la nuvolaglia.
Noi seguimmo lo stretto canale che alimenta lo slargo, e ben presto anche con il fondo innevato che puntava uno piccolo che risaltava nella nebbia.
Niente sorprese; e seguimmo la diramazione sottostante pareti verticali; e che non era il massimo.
Solo che procedendo la neve non teneva più il nostro peso, e copriva quello che era sotto.
Allarmato dal possibile incidente causato dai ripetuti trabocchetti, non mi restò che stare sui corti salti di parete; e un poco per de qua e un poco per de la … e fino ad una terrazza di sfasciumi aperta un tratto a Valle per la gioia dell’amico che sperava di fotografare…
Così, e mentre io studiavo la parete finale, lui raggiunse il bordo della terrazza.
Sì; ma riuscì solo a fotografare la parete a pilastro a lato.
Delusione per lui; ma dall’altra parte sì che c’era la parete finale solcata da una fessura camino che portava in cresta; e ci portammo la sotto. – Tien ben che vado.
Solo un poco d’attenzione all’attacco per la roccia friabile; e con alcune lunghezze di corda montammo in cresta con di fronte la Torre Nord che ci accompagnerà fino in Cima: 13 luglio 1985.
Non ricordo; ma probabilmente la nuvolaglia si sarà infittita, e lassù anche a far freddo e senza nessuna vista intorno. Non era il massimo, e poi sentir freddo anche dopo esserci vestiti.
Così non restò che iniziare la discesa conosciuta per la Scala Pipan; e senza darci furia.
Punto d’uscita della salita compiuta
Così anche per guardare intorno negli spazi liberi dalla nuvolaglia.
Sotto la Scala Pipan eravamo usciti dalle nuvole e dalle minime difficoltà; e vedemmo l’Altipiano illuminato dal sole.
Non ci demmo furia anche se per il posteggio è ancora lunga; ma al bivio prendemmo il sentiero per il Rifugio Brazza per un meritato brindisi con il Jof di Montasio.