Trieste,1 dicembre 2015
Jof di Montasio 2753
Sì; e anche se già salito, a ritornare sul Pilastro con l’amico Armando è stata nostra preparazione fatta con la ripetizione d’alcune salite nelle Alpi Giulie e Carniche di quel grado di difficoltà.
Certo; l’avevo già fatta nella seconda Domenica del mese d’ottobre 1970; ma di quella grande giornata non mi ricordavo quasi niente anche perché in allegra e chiassosa compagnia.
Vedi anche blog 1 luglio 2015.
Noi per nostra scelta cercheremo invece di farla nella giornata; e in quella bella mattina parcheggiamo sotto il Rifugio G. di Brazzà; e via veloci, tanto festeggeremo al ritorno.
Lungo il sentiero e nelle brevi pause guardavo la parete, ma per dove salimmo la prima volta, ed in particolare della parte centrale non ricordavo proprio niente.
Così bisognerà cercarsela, concludemmo quasi contenti.
Intanto per la traccia arrivammo alla base della parete difesa da un ripido nevaio che oltre rompere il passo ci riempirà le pedule di neve; e Armando con le più adatte non restò che aprire il passaggio.
Solo un breve tratto; poi riprendemmo la traccia pulita per il Bivacco A. Suringar e fino sotto la Torre Disteis perché noi ci porteremo a destra nel canale tra questa e la parete da salire.
Era ben innevato, ma si procedeva senza fatica tanto che senza accorgersi andammo ben oltre il punto conveniente per uscire a destra.
Riuscimmo lo stesso a passare sulla parete, e con un traverso entrammo in un canale che seguimmo fino a trovare conveniente uscire a destra sulla parete gradinata.
Solo che in quel tratto la roccia e rotta; e con cautela puntai un rientramento a canale per assicurare Armando, e che giunto scattò un’altra panoramica di fronte.
Ancora una breve parete, e a sovrastarci c’era il Pilastro strapiombante e la base che non era il massimo.
- Tien ben che vado. Solo che la roccia compatta e liscia m’obbligò poggiare a destra, e dove iniziava una cengia sottostante il pilastro e più avanti delle caratteristiche sculture.
Ferma tutto; e invitai l’amico a raggiungermi per verificare insieme la convenienza prima d’iniziare il traverso a destra.
Constatata l’impossibilità di passare a sinistra, ritornai sui miei passi, e decidemmo di seguire la cengia. Così sorpassai Armando continuando per la cengia passando sotto il Fungo, e fino allo sbocco di un canalone sovrastato da una scultura a testa di Sfinge?
Non poteva che essere quello anche se non era evidente la diramazione a sinistra; e diedi voce all’amico di raggiungermi.
Sì e no; e convinti entrai nel facile canalone di roccia lavorata e liscia che rallentano il mio progredire; e così fino trovare sulla parete incombente l’entrata di un altro.
All’inizio poggiato e detritico che poi abbandonai per rimontare a sinistra un salto di parete, e comodo belvedere sul canalone verticale della via, e che sul momento mi sembrò difficile; e diedi voce all’amico a raggiungermi.
Una volta riuniti, e anche lui rimase sorpreso dallo spettacolo impensabile; e scattò subito la fotografia.
Terminata la breve non sosta restava che affrontare il canalone; e la dentro cercando i tratti meno difficili un poco per de qua e un poco per de la aggirando la serie di massi, arrivai sotto l’uscita strapiombante.
Solo che si evitata a sinistra per la larga fessura con strapiombo; e dove c’era infisso un chiodo che utilizzai per assicurarmi il passaggio; e subito sopra mi fermai a far terrazzino dando voce all’amico. – Armando! Xe fata, vien.
Così rassicurai l’amico a raggiungermi anche perché quello superato è uno dei tratti difficili della salita.
Una volta riuniti c’è lo raccontammo prendemmo fiato; e Armando anche a fotografare attardando l’approccio all’ultimo tratto difficile della salita, e il solo che ricordavo.
Poi ci portammo la sotto a far terrazzino.
Sì; e anche questa volta ero ben preparato, e montai presto sullo stretto scalino sottostante l’ultimo breve tratto di parete difficile. Solo che anche ricordai che il canalone soprastante e cosparso di massi e detriti di tutte le dimensioni; e temetti per l’amico. Niente; e decisi di far terrazzino lì.
Non trovai subito la fessura giusta, ma il chiodo messo dava sicurezza, e invitai Armando a raggiungermi.
Perdemmo solo il tempo per sistemare la corda, e con un paio d’innalzamenti ero già nel canalone dove procedevo con cautela e fino a vedere conveniente uscire per il friabile bordo e fare terrazzino sulla terrazza soprastante.
Sì; e la sopra e vedendolo tutto fu facile e sicuro.
Solo che la terrazza a limitata da corte pareti strapiombanti, e termina proprio all’imbocco di un friabile canalino.
Così, e per non perdere tempo in manovre di corda lo affrontò Armando.
Ormai la difficoltà è minima, ma noi continuammo lo stesso in cordata, e così anche oltre il Canalone Woedl e fino alle rocce chiare sottostati la Cima.
Ferma tutto; ci liberammo dalla corda che con il materiale entrò nel sacco.
Così liberi seguimmo anche lentamente la propria via in Cima: 4 luglio 1981.
La cresta finale con il Monte Cimone 2379 m
La parete Sud ed il Pilastro Sud-Ovest
Restavano la discesa conosciuta e la sosta sotto il Pilastro per i commenti.
Appendice
Durante la salita non si notò niente di particolare….
Era un volto.
Scoperta che ho fatto sistemando nel raccoglitore le copie digitali copiate dalle diapositive dell’amico Armando per il mio Blog.Sì; e subito lo informai e rimase sorpreso tanto le aveva riguardate, e cicola e ciacola non ci restò che butarla in rider accettandolo come uno scherzo fattoci da Julius Kugy.