Trieste, 1 novembre 2014
Quella mattina in riva al fiume trovammo difficoltà a trovare uno spazio per dove posteggiare la macchina? – Orpo. Certo, gente giovane non mancava tutt’intorno, e così una volta sul sentiero per il Rifugio Brunner dove eravamo continuamente superati da questi; e poco dopo al Rifugio quasi nessuno?
Noi proseguimmo sempre con il nostro passo e così fino al bivio con il sentiero per il Bivacco CAI Gorizia m 1950, e dove pensavamo di fare la sosta prima d’attaccare lo spigolo incombente.
La giornata bellissima e senza una nuvola era anche calda, si pativa la sete anche perché sul ghiaione il sentiero era solo una traccia.
Più avanti dalla zona del Bivacco ci giungevano schiamazzi ed urla, e lo stesso dallo spigolo. Sì, tutta quella gioventù incontrata ambiva solo alla Cima Alta di Riobianco; e a salirla per lo spigolo.
Stretta al cuore perché non era il caso d’andare anche noi. Certo, una delusione per l’amico Giorgio che tanto ci teneva a salirlo; e se lo vedeva in viso.
Lo stesso anche per me, anche se già salito la seconda volta nell’agosto del 1981 con che l’amico Armando Cossutta che tanto ci teneva; solo che io aspettavo come sempre il momento giusto …
… e così in quella mattina di tempo eccezionale, cicola e ciacola, arrivammo all’attacco dello spigolo libero e senza aver incontrato nessuno.
Solo il tempo di metterci in cordata e sistemare le macchine fotografiche; e attaccai la parete poggiata di roccia compatta che facilita l’accesso allo spigolo.
Non ricordavo niente della prima volta anche se la via è ben leggibile, e le difficoltà in quel momento della stagione non presentavano problemi.
Così superato quel tratto difficile, e come la prima volta mi fermai a far terrazzino anche perché la parete è strapiombante.
Una volta riuniti continuai la salita per uno stretto camino quasi nascosto, e fino ad uscire sulla parete lavorata a strette cenge dove assicurai la salita d’Armando.
Solo che la facile parete in alto è strapiombante, e ci obbligò a poggiare a destra dove c’era la possibilità di passare.
Sì, un passaggio delicato; e oltre c’era la compatta e liscia parete dello spigolo.
- Tien ben che vado. Una volta sullo spigolo vedemmo anche il camino che ci permetterà di superare lo strapiombo dello spigolo; e con due tiri di corda facemmo terrazzino all’imbocco. Non ho ricordi; ma la salita non fu facile e l’ultimo tratto nello stretto camino anche faticoso.
Giudizio che confermò all’arrivo anche Armando; e anche nella sosta sulla terrazza nella parete raggiunta commentando quanto fatto.
Una volta finita la sosta e controllato il materiale in vita attaccai la parete; ma solo un tratto perché la roccia è compatta e liscia.
- Orpo! Niente; dovevo solo seguire le parti meno verticali puntando lo spigolo.
Così con attenzione traversai sullo spigolo dove trovai la roccia lavorata che permetteva anche di arrampicare sicuri.
Così anche sul filo verticale ed aereo.
Prima d’alternarsi con strette cenge.
Sempre aereo e difficile da dove vedemmo la Cima e poi le difficoltà decrescenti per arrivarci.
Così un poco per de qua e un poco per de la senza via obbligata cercando i passaggi facili.
Così, e senza slegarci, anche per le roccette finali fino in Cima: 2 agosto 1981.
Oltre la Forcella del Vallone il Jof Fuart; e in primo piano la Forcella e la Cima del Vallone.
La Cima del Vallone
La Cima Grande della Scala
La Cima Piccola della Scala
Il poco visibile Pan di Zucchero, la Vetta Bella e parte della Cima delle Cenge.
La Cima delle Cenge
Le Cime Marginali
Sì; meritava
Un brindisi per l’impresa compiuta.
Tracciato.
Cima Piccola della Scala 2099 m
Così a noi tre dopo uno scambio d’opinioni, anche se delusi e scarichi, non restò che portaci alla base della parete di fronte, e dove inizia la via Bulloni e D’Eredità che l’amico Giorgio non l’aveva fatta.
Sem con le sue battute teneva alto il morale, e così anche all’attacco della via per salvare la giornata.
Sem sulla parete verticale d’attacco.
Lo stesso per Giorgio, ma più sopra verso il difficile camino.
Oltre il camino.
Più sopra sulla parete difficile.
Solo che non era la giornata giusta perché la mia macchina fotografica poi non funzionò più.
L’ultima parte della salita procedette regolare perché conosciuta a noi due, e così fino sull’esile Cima: 1 giugno 1994.