Trieste, 1 aprile 2014
Finite le ferie, e rientrato sul lavoro, i miei colleghi che saltuariamente portavo a fare qualche gita in Montagna, vollero sapere dell’attività fatta in quei giorni; e così cicola e ciacola, mi strapparono anche la promessa di portarli la prossima stagione (anno 1978) in Gita sui Monti della Valle Aurina.
Non mi ricordo; ma senz’altro nell’inserto delle Alpi Venete sarà stata riportata anche la relazione della salita più facile per il Gran Pilastro 3509 m; e per il sentiero che inizia proprio dal conosciuto posteggio dell’Alpe di Neves, e che passando per il Rifugio Ponte di Ghiaccio m 2545, dove pernotteremo, con alcuni sali scendi porta nel Ghiacciaio del Gran Pilastro dove inizia la salita propria per il Monte.
Così all’inizio della stagione gli interessati pieni d’entusiasmo si comprarono la piccozza, i ramponi e le ghette.
Il ricordo ritorna anche aiutato dalle fotografie, che iniziarono l’approccio al Monte già con il sole, mentre avrei voluto alle prime luci del giorno. Solo che eravamo in quattro, e all’ultimo momento c’è sempre quello che ha delle necessità.
Il Gran Pilastro è una salita ambita; e quella mattina sul primo nevaio trovammo la traccia ben marcata che la seguimmo senza ricorrere ai ramponi.
Così, e con alcuni sali scendi, e l’ultimo più lungo in discesa, ci trovammo sul Ghiacciaio del Gran Pilastro in pieno sole anche se le Cime erano nascoste da grosse nuvole e nebbie vaganti.
- Sì, sono per il calore e non portano precipitazione. Giusto per assicurare gli altri allarmati.
A confermarcelo c’era ormai la traccia in disfacimento che stavamo seguendo, e così fino sotto il pendio ripido del Monte dove per lunghi tratti era sparita.
Questo non ci allarmò perché noi dovevamo solo procedere per neve evitando d’inoltrarci tra gli affioramenti rocciosi; e via.
Così, un poco per de qua e un poco per de la e con la nebbia, arrivammo sulla Cresta percorsa da un marcato sentiero, e animata da più cordate d’alpinisti che salivano dall’altra Valle. .
Una volta in fila indiana iniziarono i sorpassi; e permesso, e gli lasciammo passare e così più volte; o noi eravamo lenti o quelle cordate avevano furia perché ci trovammo gli ultimi?
Poi fummo ricompensati perché potemmo salire la ripida cresta innevata in pace e con delle pause per ammirare e commentare lo spettacolo alpino intorno.
Così fino alla Croce semicoperta dalla neve: 5 agosto 1978 – Luciano e Mario Grio, Krecic Marino e Tullio Ogrisi.
Sosta scomoda e breve; e giusto il tempo per le fotografie e qualche boccone ristoratore, ed intanto eravamo rimasti soli; e via.
Su quella ripida cresta in discesa qualcuno avvertì il vuoto preferendo poi scendere con il fondoschiena fra sberleffi e sana allegria.
Recuperammo la sosta della Cima al nostro ometto eretto sulla cresta per indicarci il punto della nostra uscita.
Poi non ci demmo furia tanto le cuccette in Rifugio erano prenotate anche per quella notte.
Il tempo scorre veloce, e arrivò così l’estate 1979, e con l’impegno di mantenere la promessa che saremmo ritornati sui Monti della Valle Aurina.
Solo che avrei ambito salire Il Picco dei Tre Signori ammirato a lungo nel corso della gita familiare al Rifugio Vetta d’Italia. Non certo con i colleghi d’ufficio da quel versante; ma per la via facile che si svolge sul versante Sud (Austria).
Portate a termine alcune Gite preparatorie con i colleghi interessati sulle nostre Montagne, arrivò la settimana decisiva; e cicola e circola, alla fine parteciperanno solo i fratelli Luciano e Mario Grio.
Così anche quel giorno posteggiammo a Fonte alla Roccia, ma per poi risalire la Valle del Vento e pernottare al Rifugio Giogo Lungo m 2573.
Solo che eravamo partiti per il Rifugio con il sole, e la in alto lo trovammo con difficoltà per mancanza di visibilità dovuta per un’improvvisa bufera di neve.
Non era una bella mattina; ma su quelle Montagne l’incertezza del tempo è una costante, e poi basta seguire il sentiero e poi la traccia che porta alla Bocchetta del Vento di Dentro m 2849; e via.
Al bivio seguimmo la traccia che risale distese pietrose con massi instabile dove l’alternavamo ai più stabili rivoli nevosi. Così un poco per de qua e un poco per de la e per un canale di sfasciumi la raggiungemmo.
Subito oltre, Austria, decidemmo una sosta ristoratrice, e così fare anche il punto.
Sì, dovremmo prima seguire in discesa una traccia sul macereto dov’erano visibili degli ometti per raggiungere il pianoro nevoso.
Fu proprio così, e fino alla neve dove ognuno scelse il suo percorso.
Da uno squarcio nelle nuvole il sole illuminò oltre la Valle Montagne sconosciute; e la luce riflessa ci dette morale nella lunga traversata per arrivare sotto i ripidi pendii nevosi rigati da tracce di passaggio, e dove iniziava la vera salita.
Intanto le nuvole erano tornare ad intanfanare la Montagna privandoci del panorama e rendendo amorfi i ripidi pendii di neve dove procedevamo senza entusiasmo.
Ci venne in soccorso un breve tratto roccioso che richiese attenzione per superarlo, e che portò via la rassegnazione, e proprio quando le nuvole scese s’infittivano nascondendo tutto. Solo che noi nel frattempo eravamo sulle orme sicure del pianoro finale che portano alla Cima: 21 luglio 1979.
Necessariamente, anche perché convinti che il tempo andasse peggiorando, la sosta lassù fu breve; e non si sa mai …
Solo che le follate di vento non erano per un peggioramento del tempo, e una volta lontani vedemmo la nostra Cima spiccare nel blu del cielo; e tanto che qualcuno voleva ritornarci. – Andemo o no andemo? Intanto la Cima ritornò nelle nuvole risolvendoci il dilemma; e riprendemmo la discesa.
Raggiunto il breve tratto roccioso, trovammo due alpinisti indecisi per dove superarlo; e dovemmo consigliarli per dove passare. – Viele danke. Aufiedersehn.
Invece noi riprendemmo la discesa sul lungo il pendio innevato alternata da brevi pause per contarcela; e cosi anche sul seguente facile pianoro forse per ritardare l’arrivo in Rifugio.
Sì, il tempo era in migliorato, e noi volevamo vedere quello che ci era mancato nella salita.
Così l’ultimo ricordo perché la Costa di Casavecchia presto coprirà tutto.