Trieste, 1 dicembre 2011
Cridola-Monti Tor
Alpi Carniche: Lastron di Culzei-Rio Bianco – Torre Bassa Dell’Arco 2050 m c
Prima ascensione 14 settembre 1985
Non era nei miei programmi, ma la scelta d’andare in Montagna da solo contribuì in primis la pausa di riflessione che l’amico e mio primo di cordata Rinaldo Sturm si prese dopo il matrimonio.Certo, un amico che mi dava sicurezza in Montagna come lui non lo trovi dietro l’angolo.Non disperai più di tanto anche perché fra i tanti frequentatori della Palestra di Roccia in Napoleonica, e alcuni anche che incontravo da più stagioni, e che al loro inizio avevo anche dato consigli e indicazioni, alla mia richiesta alcuni erano anche disponibili a fare cordata con me in Montagna su vie conosciute di III e IV; tanto che con quella premessa io contavo i giorni per arrivare alle mie Ferie d’agosto.Solo che una volta arrivate, al telefono, questi mi risposero … che avevano altro da fare.
Restai male, e anche perché sapevo che tra gli amici del Gruppo Rocciatori che erano in Ferie o stavano per andarci, loro avevano già formato le cordate e i loro programmi di salite, e anche di rimanere in Montagna per più giorni. Niente; e non mi restò che di far lavorare le mie meningi e coscienza. Sì, puoi andare da solo; sei preparato anche alle difficoltà, ma per non rischiare nel sacco niente corda e feraza varia. Promesso! Restava ancora dove andare e cosa fare, ma possibilmente tutto in un giorno.
Non lo volevo, ma a conti fatti e dopo aver consultato la Berti … non andai a cercare negli altri Gruppi anche perché gli alpinisti Eichinger e Uhland dopo la salita della Cima Pitacco, scesero in versante Tor e dal canale per la Forcella seguirono una cengia sottostante il Frate che gli portò sulla Cresta del Miaron che poi percorsero da Sud a Nord; e per concludere l’impresa anche scesero all’intaglio divisorio e salirono il Monte Miaron per poi scendere da questo alla Mauria; e con difficoltà di – II.
Orpo, mi farò lo stesso percorso, ma al contrario.
Contrafforte settentrionale – Monti Tor
Monte Miaron 2132 m e Cresta Miaron
dalla Punta Nord 2200 m alla Punta Sud 2258 m
Per quella fine settimana il Colonnello di turno ci assicurò bel tempo, e così io decisi di scattare quel sabato per evitare gli alpinisti e turisti della Domenica. Solo che lo stesso valeva anche per la mia famiglia; sì, perché e neanche farlo apposta arrivò l’invito di mio fratello di trascorrere da loro il sabato.Niente drammi perché viene sempre prima la famiglia; sarà per la Domenica.Mio fratello teneva, e tiene ancora la sua roulotte in un Campeggio al mare nella zona del Comune di Muggia, località subito vicina a Trieste, e sul Confine con l’attuale Slovenia. Così noi due andammo con la sua barca anche a pescare; solo che al rientro ero un poco imbambolato per il sole preso sulla testa. Tanto che una volta a casa preparando il sacco per la Gita della Domenica, misi dentro anche un cappello bianco perché non si sa mai. Poi anche gli informai che se del caso e per non darmi furia, é possibile che la notte la passi al Bivacco Vaccari.Mio fratello teneva, e tiene ancora la sua roulotte in un Campeggio al mare nella zona del Comune di Muggia, località subito vicina a Trieste, e sul Confine con l’attuale Slovenia. Così noi due andammo con la sua barca anche a pescare; solo che al rientro ero un poco imbambolato per il sole preso sulla testa. Tanto che una volta a casa preparando il sacco per la Gita della Domenica, misi dentro anche un cappello bianco perché non si sa mai. Poi anche gli informai che se del caso e per non darmi furia, é possibile che la notte la passi al Bivacco Vaccari.
Quella mattina arrivai al Passo della Mauria un poco emozionato anche perché dopo la giornata della Cima Pitacco del 1982, non mi ricordo di essermi più fermato; e tanto da non ricordarmi il titolare del Bar, e che anche lui dimostrò altrettanto.
Il cappuccino grande, e via.
Per la salita al Monte Miaron non c’erano problemi; fino alla casermetta solo da seguire la strada a fondo naturale con pendenza al 4%; poi un sentiero in parte segnalato, e verso destra a seguire in un canalone. Una volta fuori una traversata sulla parete del monte e infine sullo spigolo Est, sempre segnalato, in Cima.
Solo che una volta finito il sentiero, io invece tirai su dritto, e poi a sinistra per tratti di ghiaione verso il piccolo Campanile che caratterizza quel versante del Monte, e per un facile canale all’intaglio. Non trovai quello che speravo di vedere, e così attaccai la parete incombente che mi portò sulla cengia segnalata e all’attacco dello spigolo, e cosi fino alla grande Croce della Cima del Monte Miaron 2132 m.
Panorama eccezionale in una bella giornata d’agosto giusta per la sosta e per scattare fotografie.
Rivolto dall’altra parte invece osservai bene la parete della Punta Nord che copre la Punta Sud, e che è in parte coperta da mughi ed erba che facilitano la sua salita.
Tullio andemo.
Così tranquillizzato inizia a scendere verso l’ignoto perché sulla Berti la relazione dei primi salitori e solo indicativa. Seguì la cresta dapprima quasi piatta, poi a gradoni sempre più alti intervallati da strette cenge coperte di sfasciumi di varie grandezze; e i più alti aggirandoli a destra o a sinistra dove era più facile scendere. Solo che il Monte è immerso a Sud, e pertanto le corte pareti si presentavano verticali con gli appigli sfuggenti, non era il massimo; e così fino all’ultimo che è il più alto. Lo stesso e come sopra provai scendere dai due lati; e scelsi la parete rivolta alla Val Cridola. Solo un tratto, poi traversai sullo spigolo dove trovai gli appigli giusti per scendere sulla larga cengia che contorna la base di quella parete.
Non avrò esclamato xe fata, perché ero appena all’inizio, ma ricordo invece che sperai di non trovare altri tratti di parete con quelle difficoltà. Solo che la parete di fronte è distante, e così ripresi a scendere per quella sottostante di rocce scaglionate fino all’intaglio; e lo stesso vale anche in salita sull’altra, e fino ad incontrare una serie di cenge sovrastate da una parete verticale.
Solo che io l’avevo già osservata, e avevo visto che tra questa e lo spigolo che la delimita c’è un passaggio di ghiaie con erba; e fu proprio così, e a queste seguì la cresta rocciosa fino sulla Cima della Punta Nord 2200 m.
Subito verificai cosa c’era dall’altra parte, e per quello che vidi non mi allarmai anche perché il dislivello tra le due quote e poco più di una cinquantina di metri.
A stare fermo però il sole che batteva sulla mia testa mi dava fastidio; e così mi fermai giusto il tempo di prendere fiato e scattare un paio di fotografie anche perché il panorama l’avevo già ripreso dall’altra; e via.Dall’altro versante la cresta scende gradatamente all’intaglio, e dove proprio su questo si erge una colonna con sopra … a voi la definizione.
Solo che la breve traversata della sua base in versante Val Cridola non è stata facile. Facile è stata invece la salita della cresta che si dilunga fino in Cima della Punta Sud 2258 m della Cresta del Miaron: 22 agosto 1989.
Uguale che sulla Punta Nord, anche su questa a star fermo non sopportavo il sole, e così ricorsi al cappellino bianco che non era il mio ma dei miei figli.
Niente; il disagio non migliorò, anzi, anche perché il sole batteva forte in quel momento. Capì allora che al mare avevo preso un colpo di sole e non dovevo stare fermo.
Fu proprio così; e la tranquilla regolare discesa dell’arrotondata cresta mi dava conforto, e che per un tratto è quasi piana prima che la in alto si modifichi.
Sì perché un vasto tratto del piano tutto frantumato subito scende ripido in versante Vallò ed è staccato dalla parete di fronte da un canale; mentre di lato si forma la cresta. Guai in vista, anche perché sul momento la situazione non mi era chiara.
– Niente, continuo per la cresta.La percorsi solo un brevissimo tratto perché è presto difficile. Scesi allora sul pendio interno dove sottocresta seguì un breve tratto a gradini illudendomi poi di continuare fino nel canale. Finiti i gradini c’è il pendio ripido e franoso. Ferma tutto e lavoro di meningi; così invece di scendere nel canale, ritornai sui miei passi e mi portai in versante Vallò e sul ghiaione inclinato dove avevo visto una striscia verticale di mughi proprio nel mezzo che se del caso potrei sfruttare nella mia discesa.
Fu proprio così, e più volte sono passato da una parte all’altra per evitare tratti di grosse pietre instabili. Solo che più sotto la corda fissa dei mughi finì, e non mi restò che puntare più sotto un canale-camino e che presto e ostruito di massi stabili: – E adeso? Un brutto momento, anche perché chiuso la dentro non vedevo altre possibilità per continuare. Provai i più punti, finché sulla parete a valle notai una larga fessura verticale; e che subito la raggiunsi.Questa è tra le due pareti che si coprono formando un minimo corridoio che non permette di vedere oltre.
Non ci pensai due volte, e strisciando usci in parete verticale di roccia solida e con buoni appigli, e subito sotto montai al sicuro su una cengia.Non gioì il momento vissuto; ero troppo preoccupato a trovare quanto prima la discesa dalla cresta anche se la cengia prometteva; ma solo un breve tratto però perché s’infila sotto la parete: colpo al cuore. Notai però che sulla parete e in linea della cengia continua una traccia che a tratti è quasi gradino, e che prometteva perché la parete la vedevo presto rientrare.Fu proprio così, e dove rientra c’è anche la cengia, e dove smossi dei sassi che misero in fuga dei camosci che non vidi, ma sentì il trambusto della loro fuga.
Solo un breve tratto, poi la parete rientra arcuandosi … e di fronte e oltre uno slargo di sfasciumi, c’è un passaggio tra la parete del monte e un avancorpo, e che lo raggiunsi di corsa per vedere dove porta.Dall’altra parte vidi scendere un facile canale roccioso che si sperde tra mughi e dossi erbosi: – Xe fata!
Sullo slancio stavo già per scendere; ma mi girai giusto un attimo per rivedere quell’ultima parte fatta di corsa e vista solo di sfuggita.Solo che tutto era nell’ombra scura e non si evidenziava un granché e ….. – Vado o non vado? Sì, recupererò el tempo in discesa; e così tornai sui miei passi fino nello slargo per vederla meglio.
Sì, lo slargo detritico è alimentato da un canale con massi incastrati; quello che dovevo raggiungere e che avevo appena visto dall’alto all’inizio della discesa, e che potrebbe anche essere quello sceso da P. De Donà, e come riportato sulla Berti.
Foto scattata la seconda volta.
La sosta la sotto nell’ombra fresca e nella quiete alpina aveva intanto calmato la mia smania per la discesa e il fastidio in testa; e già guardavo la cengia per dove ero venuto. Alla fine la tentazione vinse, anche perché avevo avvisato la famiglia della possibile sosta al Bivacco per la notte; per l’appunto.Superato lo slargo di sfasciumi, la cengia riprende quota sottostante l’arrotondata e verticale parete, e che più avanti si forma a diedro che con la faccia esterna ostacola il passaggio.
– Orpo, e adeso? Sì, perché dopo l’impegno nella traversata con il ritrovo della cengia, pensai solo alla discesa per non perdere tempo, e così non notai nulla.Invece quella parete non chiude la cengia, ma lascia la sotto giusto lo spazio per passare strisciando o carponi; e che io subito approfittai senza passare all’esterno stando solo attento la sotto di non dare capocciate alla volta.Una volta fuori e più avanti non individuai sulla parete compatta per dove ero sceso, ma non persi altro tempo anche perché si dilunga lineare ed erbosa con solo alcuni gradini fino a puntare, qui nuovamente rocciosa, uno strapiombo giallastro, e dove s’interrompe.
Stretta al cuore, e mi fermai sull’orlo.Niente; dovevo scendere la corta parete e traversare la sotto per rimontarla oltre lo spacco.
Vado o non vado; e la oltre la cengia continua facile, e così anche girato uno spigolo, e da dove la vidi continuare ancora a lungo. Valutai allora se continuare in quelle ultime ore del giorno, e magari andando incontro a chi sa quali sconosciuti imprevisti. Ancora lo scontro interno tra il sì e il no; e con la coscienza a posto rinunciai a proseguire, e lentamente tornai per dove ero venuto.
Scesi la prima parte del canalone sconosciuto con cautela, e una volta fuori non puntai giù dritto, ma al prato verde coperto di massi per essere in quota.
Così da questo potei anche vedere alpinisti e gitanti in difficoltà nel primo tratto ripido sotto il Passo del Vallò, e che riempivano il silenzio con urla e richiami da farmi sorridere d’allegria.Silenzio, e toccò a me, e una volta sulla ripida salita iniziai ad avere sete anche perché la scorta d’acqua era finita lungo la discesa della Cresta.
Una volta la in alto seguì la segnaletica anche perché il nuovo passaggio non lo avevo mai fatto, e dove nel canale mi fermai perché qualcuno stava scendendo portandosi dietro un poco di sassi.
Era un giovanotto; anche lui assai stanco perché aveva attaccato l’Olivato tardi, e ha tirato forte.- Al Bivacco?- Non c’è più nessuno, io sono l’ultimo.
Così cicola e ciacola, m’informò che subito lì vicino c’è una polla d’acqua e visto che scende, lui versò dalla sua boraccia l’acqua nella mia; e tanti saluti.Non la bevetti subito per orgoglio, ma una volta sparito alla mia vista la scolai fino all’ultima goccia; e così rinfrancato e senza darmi furia arrivai al Bivacco, e che è stata la prima volta.
Solo il tempo per aprirlo, posare il sacco e prendere qualche bottiglia; e via alla ricerca nel macereto della detta polla, e dove c’è una macchia d’erba; e che sgorgava quel giusto per ricuperarla prima che si sperdesse nel terreno.
Occupato com’ero, non mi accorsi che da qualche parte era arrivato un banco di nebbia e che mi ha ostacolò poi di fotografare il Cridola con i colori del tramonto; e non mi restò altro che entrare nel Bivacco.Una volta la dentro approfittai per stendermi su una branda per rilassarmi; ma anche a rivivere e ripassare quanto fatto nella grande giornata … e mi svegliai prima del sorgere del sole.
Ero stanco, ma per non perdere la giornata tentai di salire il Monte Vallonut 2337 m dalla Forca del Cridola. Solo che le gambe non gradivano la parete friabile, e tanto da rinunciare la salita.
Una volta alla Forca, dei due percorsi per scendere alla Mauria, scelsi il Percorso alpinistico attrezzato Giovanni Olivato che non conoscevo, e anche per vedere la parete dove sale la via C. Capuis e G. Angelici alla Cima Est del Cridola 2581 m che ambivo salire.